Cerca nel blog

venerdì 8 gennaio 2010

Speleologia dalla carta al digitale

Scrivo qui alcune considerazioni che sarebbero lunghe sulla mailing list speleoit.

Sostanzialmente si sta parlando dell'esigenza di passare da una rivista semestrale cartacea, Speleologia, ad una rivista in formato elettronico.

Io non sono affatto convinto nonostante sono tra i più votati ad internet tra gli speleologi dell'era attuale.

Secondo me passare dalla carta al file non è per niente semplice, per una marea di problemi connessi, e non è solo un fatto di supporto. Non si possono mettere le stesse informazioni di un foglio di carta su una pagina internet e viceversa.

I grandi attori del cinema muto sono andati a spianto, non perchè avevano una voce schifosa, ma perchè avevano un viso espressivo che andava benissimo per il muto ma non serviva più per il sonoro. Quindi la bellissima fotografia stampata in formato A4 fa schifo su uno schermo da 500 pixel, e il filmato della congiunzione Piani Eterni - nonmiricordoche' non può essere pubblicato su carta.

Passare da un formato cartaceo ad un formato elettronico sottintende che bisogna cambiare modo di scrivere. C'è un articolo oggi su "IL Giornale" che è anche on line e ve lo giro, parla di e-book.

Semplicemente c'è scritto anche che se si scrive bisogna già pensare a dove deve andare a finire l'articolo, su quale supporto deve essere pubblicato.

Se scrivo per un e-book metterò moltissimi links nell'articolo, perchè il lettore potrà, con un click, andare agli approfondimenti di altre fonti.
Sul formato elettronico metterò file multimediali, sottofondo con stillicidio, video, gallerie fotografiche in flash.
Se si passa ad un formato elettronico bisogna farlo con coraggio e buttarsi in pieno, per sfruttare tutta la potenza del mezzo, altrimenti si fa una via di mezzo, un ibrido castrato, un mulo praticamente, che non va bene ne per la carta, che comunque da quello che sta emergendo servirebbe per gli inguaribili romantici come me, Buzio e centinaia di altri, ne per il web, perchè sarebbe una edizione autocastrata.

Andare in formato elettronico come le riviste sudamericane che mi arrivano in pdf, dal cubano El Esplorador al Notiziario brasiliano dell'SBE, mi sembra uno svilire troppo la rivista cartacea Speleologia di cui abbiamo appena decantato l'ottimo livello qualitativo. Perchè? Perchè un file spedito per posta elettronica è gratis, gratis vale poco e questa è l'equazione che fanno in molti.
Le riviste El Esplorador e SBE Noticias in realtà sono ottimi bollettini periodici, corredati di foto, osservazioni, schemi, mappe, ottimi strumenti di divulgazione la cui distribuzione ha costo zero. Dico la verità: salvavo i primi numeri che ricevevo, adesso do solo uno sguardo quando sono allegati alla mia posta e poi cancello. Invece il numero 56 di speleologia ce l'ho di sopra, nella mansarda, nella mia speleobiblioteca privata e quando voglio estraniarmi vado su, prendo la rivista e me la leggo al cesso, l'unico posto dove nessuno mi viene a rompere le scatole, scomodo andare al cesso con un pc e guardare lo schermo con la tastiera poggiata sulle ginocchia. Il numero 56 di speleologia invece racconta dei miei tempi, delle mie aspettative e dei mie sogni e un giorno i miei nipoti sfoglieranno quelle pagine e dirano: "Guarda che coglione nonno che andava in grotta con quei led antiquati"

Siamo nuovi a queste tecnologie ed è bellissimo però sapere che stiamo sperimentando, non è un caso che siamo speleologi e la curiosità a trovare nuove strade riusciamo ad applicarla ovunque. Vedi Napoli Underground, la web tv speleo, la firma dell'accordo in diretta da Urzulei con il brasile, Padovan che fa il convergno telematico... queste cose le fanno gli speleologi italiani. Che io sappia non le fa nessun altro. Cioè: Mi spiego meglio, queste cose, oltre a noi, le fanno solo i maniaci di internet e tecnologie che parlano di internet e tecnologie attraverso gli strumenti telematici, e siccome si sono detti molto se non tutto, queste cose le fanno fini a se stesse, come ho sentito dire di un barcamp dove ognuno poteva parlare di qualsiasi argomento, era solo per condividere... e che cacchio ci vado a fare a sentire in maniera open come si fa la zuppa di verdura?

Noi invece sfruttiamo lo strumento per accorciare le distanze tra speleologi parlando sostanzialmente di speleologia e grotte. Nessun altro fa quello che facciamo noi (inteso come categoria) con le nuove tecnologie.

La sperimentazione e l'innovazione introdotta senza tante regole precise, legislazione insufficiente, confusione e incertezza appena due giorni fa ci ha portato ad accusarci e ad offenderci reciprocamente con Alessandro Vernassa che ho sempre ammirato e continuo ad ammirare per tutto quello che riesce a fare con Openspeleo; la Scintilena non è abbastanza "open" solo perchè non sono bravo come lui a realizzare strumenti condivisi. Siamo pronti a reggere la sfida di vedere la nostra cara bella rivista pubblicata su Emule, scaricabile con un Torrent alla stregua di una canzone? Questo è un altro rischio che si corre con i file. E'vero però che leggerebbero di più tutti e 4000 speleologi computerizzati. Ma è vero? Leggerebbero o farebbero come me che cancello quasi al volo o archivio dove mai andrò a leggere tonnellate di bit sulle grotte cubane di El Explorador?

Chi corre il rischio, in effetti? Ritorniamo su discorsi che abbiamo fatto su speleoit e molti che non abbiamo fatto sul progetto powerpoint: Scrivo (ancora non ho scritto niente) per la redazione di Speleologia, non sono pagato, lo faccio per la Società Speleologica Italiana, che a sua volta, bilancio alla mano, non ci guadagna niente dalla vendita di Speleologia in quanto tutti i proventi vengono di nuovo investiti nel finanziamento di altri progetti. E allora... se è gratis, diamolo gratis a tutti. E allora se lo diamo a tutti, regalato, mi dispiace ma non scrivo niente per la redazione, semmai potro' farlo al limite per me stesso, ma chi me lo fa fare di stare a lavorare gratis per qualcosa gratis? Chi ci guadagnerebbe? L'utente finale... si quello che domani cancella li file perchè prende posto sul pc, perchè vale poco perchè è gratis.
Sembra strano ma questa cosa del gratis la faccio sistematicamente anch'io, per esempio con le carte IGM. Ne ho acquistate tre che mi servivano e le ho pagate all'IGM e so benissimo dove le conservo. Poi ne ho scaricate per tutta Italia georeferenziate, da Emule. Quelle erano di emule, gratis, non so neanche dove le ho messe.

Scrivere per internet, o per un e-book, comporta in ultima analisi una rivisitazione totale dei contenuti di un notiziario carteceo. E' fuori di dubbio che non avrebbe senso spedire solo un pdf di un file che altrimenti sarebbe stampato su una rivista.
Modificare da pdf a file per e-book o per internet in genere, presuppone la costituzione di un'altra rivista, di un'altra redazione, di un'altra tecnologia, che numericamente, probabilmente non ci possiamo permettere come comunità di volontari.

5 commenti:

Marilena Rodi ha detto...

Caro Andrea, questo è uno degli argomenti trattati anche nel laboratorio virtuale-non tanto di Toirano. Ma al di là di questo: non ho granché voglia di dilungarmi nel mio virtual-pensiero. Scriverò solo che la comunità speleo non smette di smentirsi.. se uno lancio un sasso nello stagno senti il tonfo, poi vedi le onde che propaga (e se il sasso è grosso immagina che rumore e che onde), ma poi, dopo qualche tempo tutto svanisce..
Progetto ppt, Speleologia, blog, facebook, twitter, bla bla: ma gli speleo si sono chiesti a che servono davvero tutti 'sti strumenti? Se servono che li usino, altrimenti tacciano.

NeandertalMan ha detto...

Il futuro è tutto nell'innovazione ed è con essa che bisogna confrontarsi senza temere gli inconvenienti della sperimentazione.

Andrea ha detto...

@Marilena: Non ci credo che tutto svanisce. Ormai è impensabile fare un convegno senza collegamento internet e spero che anche Casola vada On-Line
@Fulvio: Pçossiamo sperimentare noi piccoli, la sperimentazione per chi ha 3000 soci non è facile per niente, è un attimo ad andare per aria e mentre noi siamo piccoli e leggeri possiamo fare manovra e tornare indietro, per una organizzazione grossa se si sbaglia strada è un disastro, troppo grossi per fare manovra senza danni.

NeandertalMan ha detto...

Si Andrea...mi fai tornare in mente un discorso di qualche tempo fa sull'opportunità di realizzare megacontenitori in cui far convergere l'intero scibile umano.
Questa tua ultima considerazione "sull'agilità" delle piccole realtà mi fa pensare a quello che successe sul nostro pianeta qualche milione di anni fa quando i giganteschi rettili dovettero cedere il posto ad un piccolo mammifero. Loro sono scomparsi...noi siamo ancora qui.

Ironia a parte...penso che se qualcuno non si piglia la briga di sperimentare nuove strade, l'evoluzione si ferma e sono certo che nessuno aspiri a questo.

Marilena Rodi ha detto...

@Andrea, il mio "tutto svanisce" era collegato, naturalmente all'onda di interesse/polemica/discussione che l'argomento può provocare. A distanza di giorni siamo sempre noi a parlarne, no? Innovazione? Per ora è già tanto la mailing list, ma anche facebook (seppur con qualche reticenza).
Intanto, a proposito, con i miei corsisti sai cosa mi sono ritrovata a fare? Usare uno strumento differente per ognuno: c'è chi preferisce la mail, chi legge solo facebook perchè la mail manco la sa usare, chi va a cell con sms, e chi sa solo cos'è msn (!). Parliamone..
@Fulvio: sono d'accordo. Fantastica la parodia dei dinosauri.. SSI dovrebbe prendersi un po' più dinamicamente.. ;-D